Palermo – Si è aperto stamattina alle ore 09.30 nell’aula magna della Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia «San Giovanni Evangelista» di Palermo, il II convegno internazionale di studi di Patristica “Apologetica in John Henry Newman e nei padri del IV e V Secolo”, l’iniziativa della Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia e dell’Istituto Siciliano di Studi Patristici e Tardoantichi «J.H. Newman». I lavori sono stati aperti dal coordinatore don Vincenzo Lombino, docente di Patristica presso la Pontificia Facoltà Teologica.
Il tema dell’Apologetica cristiana dei secoli IV e V, ovvero quella produzione letteraria e teologica che presentava la fede cristiana ai popoli del vasto impero romano, sarà argomento di discussione nelle varie sessioni di lavoro.
«Il pensiero di Newman – ha detto Ian Ker, docente all’Università di Oxford – è dunque profondamente scritturale e patristico, il che lo inserisce a pieno titolo nell’ambito della teologia post-Vaticano II, che tende a tornare alle fonti della tradizione e, contemporaneamente, a stabilire un dialogo ecumenico con gli altri Cristiani».
Jean Stern, della Pontificia Università Urbaniana di Roma, ha dichiarato: «L’apologetica del beato J.H. Newman per la Chiesa era fondata sull’itinerario che lo condusse da un anglicanesimo di tipo protestante all’anglo-cattolicesimo e poi alla Chiesa cattolica nel 1845. In quest’ultima tappa, che cominciò nel 1839, lo studio dei Padri del quarto e del quinto secolo ebbe un’influenza determinante. Scoprì che il suo modo di ragionare nella polemica anti-cattolica, anti-tridentina, era simile al modo di ragionare dei semi-ariani e dei monofisiti».
La II Sessione dei lavori: L’apologetica nel mondo greco è stata moderata da S.E.R. Monsignor Salvatore Di Cristina, Arcivescovo di Monreale.
La relazione introduttiva: Una nuova apologetica è stata presentata da Claudio Moreschini, dell’Università di Pisa. «Se il titolo di Apologetica come genere letterario è stato recentemente messo in discussione (ad esempio da Bernard Pouderon), in quanto i cristiani non volevano ‘scusarsi’ da alcuna colpa, è certo che esso possiede una sua utilità, se prendiamo in considerazione soprattutto quello che è essenziale in essa: la polemica con coloro che non erano cristiani e la proposizione della vera dottrina».
Pierre Maraval, dell’Università di Paris-IV Sorbonne ha approfondito il tema Costantino apologeta.
«Diventato cristiano, Costantino ha pensato che il suo dovere era di “presentare a tutti la vera religione”. L’ha fatto nelle sue lettere e nei discorsi che pronunziava davanti un pubblico invitato a udirli. La sua apologetica comporta degli elementi classici – critica del politeismo, dimostrazione del Dio unico e dell’opera della Provvidenza nella creazione e la salvezza – e degli elementi più personali – il cristianesimo come dottrina di saggezza insegnata dal Cristo. Utilizza poco la Scrittura, ma piuttosto argomenti filosofici e profezie pagane».
I lavori del convegno, continueranno nella giornata di domani (sabato).
L’addetto stampa
Mariella Quinci